Tecnica e stile di Monet variarono con il passaggio del tempo, come avviene per tutti gli artisti. Nel primo periodo Monet utilizza una pittura più analitica, con stesure più lisce, ma divenne più sintetico con un linguaggio di stenografia della luce nel corso del tempo mentre nella maturità, si fece liquefatto, con pennellate allungate, sinuose e ondeggianti nelle Ninfee e nei Glicini, con i quali isolò una porzione di paesaggio, in direzione di soluzioni informali e astratte.
Ma è sul periodo della luce frenetica, dell’ istanti luminoso, moltiplicato in un vertiginoso scintillio di luce che vorremmo, in questo breve saggio, fermare l’attenzione, per passare in rassegna, in altri interventi, modalità pittoriche diverse.
La domanda, dalla quale possiamo intuire una risposta nelle modalità di stesura dei dipinti del periodo successivo al 1874, anno della prima mostra impressionista: è possibile instaurare un rapporto tra i progressi, la diffusione e il grafismo della stenografia e la convulsa, sincopata raccolta di energie e frasi luminose della natura nella sintesi compiuta da Monet? La scrittura rapida e sintetica della stenografia contribuì a suggerire al maestro modalità diverse di captare e di restituire all’osservatore il brulichio della moltitudine dei fenomeni luninosi? E quanto il pensiero legato allo sviluppo della telegrafia suggerì a Monet l’idea, complementare a quella stenografica, che fosse possibile offrire l’essenza della realtà attraverso un linguaggio cromatico di punti e di linee, incomprensibili se visti da vicino, ma ricomposti dall’occhio alla distanza?
Anche Monet, ebbe modo di studiare il celeberrimo cerchio cromatico, un dispositivo messo a punto dal francese Michel Eugène Chevreul per rendere possibile la classificazione delle sfumature di colore delle tinture in uso presso la manifattura dei Gobelins.
Questo scienziato, che pubblicò le sue ricerche nel 1839, scoprì che se si accostano due colori complementari viene esaltata la luminosità di ciascuno di essi. Per visualizzare i rapporti tra i colori inventò il cerchio cromatico (qui sopra) , dove i colori complementari si trovano alle estremità opposte di ogni diametro. Questo strumento, noto già agli impressionisti, è alla base delle ricerche sugli accostamenti del Pointillisme. Accrescere la luce, la chiarezza, la luminosità, attraverso l’accostamento di colori complementari; ma Monet non fece solo questo; fece esplodere il colore, con pennellate stenografiche e direzionali in continuo mutamento.