'C’è, in queste opere, oserei dire un uragano cromatico che si diffonde e colpisce il lettore, creando un legame davvero forte, un legame in cui l’artista tiene conto, acutamente, delle possibilità interpretative di chi osserva la sua opera d’arte e vive il tempo della riflessione della introspezione, perché i colori dicono quel di più di abbracci e di sorrisi esegetici che fanno dell’opera d’arte sempre e comunque un’opera aperta, un’opera che si presta alla visione dei più, ma non di tutti, perché “L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è.”, direbbe Paul Klee'.
(Prof. Massimo Pasqualone)