Lungo il tragitto verso il mare del fiume Savuto, troviamo, nel territorio di Scigliano, un ponte romano ( II secolo a: C.) detto di S. Angelo o di Annibale, monumento storico nazionale che insieme al ponte Fabbrico dell’ isola tiberina (69 a. C.) sono i più antichi d’Italia.
Il ponte faceva parte dell’antica via romana, la Popilia, che venne costruita a partire da Reggio Calabria per poi congiungersi con le altre arterie che portavano a Roma. Il tracciato antico della strada da Reggio Calabria costeggiava il Tirreno, toccava Vibo Valentia, la Piana di S Eufemia, risaliva la Valle del Savuto, attraversava il ponte sul fiume e saliva ai Campi di Malito. Proseguiva poi per lo stretto corridoio del torrente Iassa, sboccava nel Busento all’ altezza del vecchio quartiere di Portapiana. In seguito, seguendo la sponda del Crati sino a Tarsia, quindi Morano, il Vallo di Diano e tagliando Salerno, Nocera e Capua, si congiungeva alla via Appia che portava a Roma.
Il Ponte romano, la cui data di costruzione risale a II secolo a.C., fu costruito con archi in tufo calcareo rosso prelevati da una cava sulla parete di una collina vicinissima al ponte. Ancora oggi si vedono i profondi tagli sulla parete, operati dagli schiavi al servizio dell’ esercito romano. Questi blocchi venivano precipitati a valle e cadevano proprio dove oggi sorge il ponte. Questi massi venivano, poi, lavorati e messi in opera o adoperati per fare la calce nella fornace adiacente, anch’essa ritrovata in passato.
Lungo il tragitto verso il mare del fiume Savuto, troviamo, nel territorio di Scigliano, un ponte romano ( II secolo a: C.) detto di S. Angelo o di Annibale, monumento storico nazionale che insieme al ponte Fabbrico dell’ isola tiberina (69 a. C.) sono i più antichi d’Italia.Il ponte faceva parte dell’antica via romana, la Popilia, che venne costruita a partire da Reggio Calabria per poi congiungersi con le altre arterie che portavano a Roma. Il tracciato antico della strada da Reggio Calabria costeggiava il Tirreno, toccava Vibo Valentia, la Piana di S Eufemia, risaliva la Valle del Savuto, attraversava il ponte sul fiume e saliva ai Campi di Malito. Proseguiva poi per lo stretto corridoio del torrente Iassa, sboccava nel Busento all’ altezza del vecchio quartiere di Portapiana. In seguito, seguendo la sponda del Crati sino a Tarsia, quindi Morano, il Vallo di Diano e tagliando Salerno, Nocera e Capua, si congiungeva alla via Appia che portava a Roma.Il Ponte romano, la cui data di costruzione risale a II secolo a.C., fu costruito con archi in tufo calcareo rosso prelevati da una cava sulla parete di una collina vicinissima al ponte. Ancora oggi si vedono i profondi tagli sulla parete, operati dagli schiavi al servizio dell’ esercito romano. Questi blocchi venivano precipitati a valle e cadevano proprio dove oggi sorge il ponte. Questi massi venivano, poi, lavorati e messi in opera o adoperati per fare la calce nella fornace adiacente, anch’essa ritrovata in passato.
Dipinto molto bello
precisazione sul dipinto: olio su legno 30 x 60